Eccovi un racconto che ho scritto un po' di tempo fa.
Avete presente quel genere di storie in cui il protagonista rivive
sempre lo stesso identico giorno? Questa è la mia versione, ambientata in
ambito universitario...
Ogni giorno lo stesso, identico, esame.
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< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme.
GUAGLIO'! >
E’ la prima volta che mi capita di addormentarmi sul treno.
Il viaggio non è stato lungo, suppongo la colpa sia delle sole due ore e un
quarto di sonno che mi sono concesso stanotte.
Istintivamente mi tocco la tasca dei jeans, per fortuna il
cellulare è ancora al suo posto. Ringrazio la signora che mi ha svegliato ,
ripongo il libro , la dispensa ed il quaderno con gli appunti nello zaino e
scendo. Ho un mal di testa fortissimo , dovrei prendere del caffè, ma ne ho gia'
abusato negli ultimi giorni. Oltre al fatto che non mi piaccia particolarmente,
il fatto che non sia abituato a berne mi porta come effetto collaterale un
cerchio continuo alla testa. Ma è l’unico modo che ho a disposizione per
restare sveglio.
Vabbè dai, pensiamo
positivo. Oggi mi tolgo questo pensiero, poi in ogni caso da domani , per
un po', i libri non li tocco piu'.
Mi arriva un sms, il solito "In
bocca al lupo,sono sicura che andra' benissimo, fammi sapere.Mamma ;)” , seguito dall’altrettanto
abituale, doverosa , grattatina.
Per arrivare
all'universita' devo prendere un altro autobus , che si fa attendere solo una
decina di minuti. Salgo , ed ovviamente a quest’ora è strapieno. Speravo di
potermi sedere e finire di leggere gli ultimi argomenti, quelle pagine che non
ho nemmeno sfogliato.
Le stesse che ora - ne sono intimamente convinto -
saranno oggetto della prima domanda. Purtroppo devo arrangiarmi in piedi,
appoggiato al palo che regge l’obliteratrice.
Riprendo la dispensa sperando che non ne faccia le spese il mio
portafogli o qualunque altro mio bene, mi estraneo per focalizzare almeno i
concetti base , giusto per evitare di fare scena muta. Magari capito con un assistente
che apprezza l’ermetismo nelle risposte.
Ma il viaggio si rivela troppo breve e troppo scomodo per essere
fruttuoso.
Arrivo in sede con un anticipo di circa un’ora , che forse avrei
fatto bene a destinare a Morfeo. Leggo sulla bacheca che devo farmi quattro rampe di scale.
Dovrei
arrivare in tempo.
Entro nell'aula, dove scorgo una decina di altri penitenti come
me, intenti a ripetere. Qualcuno da solo , fissando un ipotetico
interlocutore ( devo dire per nulla invadente, non corregge né interrompe, lascia parlare. L’esaminatore ideale) altri invece hanno improvvisato con
il primo tizio reale che gli si è seduto nei pressi.
Non saprei dire se mi va di fare conversazione. A parte il fatto
che non credo di essere molto brillante stamattina, ho sempre una cinquantina
di pagine da condensare in una decina di concetti base.
Nel dubbio prendo un posto
a caso, non troppo isolato ma nemmeno troppo vicino agli altri,
e mi siedo. Prima di iniziare a ripetere faccio una panoramica di un po' tutti
i volti presenti, non ne riconosco nessuno. Dai loro discorsi mi sembra che non
è che il grado di preparazione generale sia molto alto. O forse sono solo le
solite paranoie pre-evento , stanno simulando ignoranza come forma di umiltà.
Questi sono quelli che poi tornano a posto con il trenta sul libretto.
Dai, che ho poco tempo, muoviamoci. Scorro l’indice del
testo, almeno son più le cose che ho fatto che quelle che ho saltato. Ho
qualche speranza.
Pian piano passano i minuti, l'aula inizia a riempirsi e qualcuno
si siede anche accanto a me. Non proprio sulla sedia accanto, visto che mi sono
premurato di mettere il cappotto come barriera tra me e qualunque altro
indesiderato seccatore.
Mi sa che ho fatto bene, visto che si tratta di un
ragazzo particolarmente nervoso, che ogni tanto stacca lo sguardo dal libro e
butta una occhiata fulminea ad ogni persona che entra , probabilmente per
accertarsi che non sia arrivata la commissione. Ad un tratto si volta verso di
me e, senza nemmeno salutare mi chiede :
< Ma te l’hai fatta l’opposizione di terzo?> .
Eh, tocca un tasto dolente. Immagino che la chiedano, ma non sono
riuscito a finire il programma ed era proprio l’ultimo argomento.
Del resto qualcosa bisogna
pur saltarla...non si puo’ sapere tutto.
Cerco quindi di tranquillizzarlo , dicendogli che trovo
improbabile che capiti questa domanda, che le cose fondamentali da sapere
sono altre.
Bugie impietose, al solo fine di troncare la conversazione.
Ok, basta . Sono cotto.
Non voglio leggere nemmeno più una parola.
Mancano pochi minuti, anzi
la commissione è stranamente in ritardo.
Meglio fare un po' di conversazione, per rilassarsi.
Con Ansia-man , qui accanto , non è il caso. E’ troppo teso , inoltre ha
l'aria di uno che ha ancora voglia di apprendere, quindi allungo la testa verso
la coppia di ragazze che è seduta alla mia sinistra, che rappresenta almeno in
teoria una conversazione piu' piacevole. Esordisco con un mezzo sorriso
empatico ed alla fine ci si scambia le solite chiacchiere scaramantiche di
circostanza.
Pian piano arrivano gli assistenti ed il prof . Ad ogni ingresso
i movimenti del mio vicino si fanno sempre più frenetici. Ora sta sfogliando le
ultime pagine, mi chiedo se potrebbe spiegarmi l’opposizione di terzo, tra
qualche minuto.
In aula saremmo al massimo una ventina. In base alla prenotazione,
non dovrei essere tra i primi. Per Il tizio alla mia destra non è così ( me lo
immagino alle 00:01 del primo giorno utile prenotare subito l’esame ) viene
chiamato subito da un assistente che una delle due ragazze a sinistra mi
riferisce essere molto pignolo e severo.
Pochi minuti , al massimo
dieci. Vedo che riconsegna il libretto nelle mani del ragazzo , che torna mogio
mogio a riprendersi lo zaino. Sinceramente mi spiace, son sicuro che ha passato
molto più tempo di me a prepararsi. Non gli chiedo nulla , non provo nemmeno a
dire qualche sciocca ed inutile frase consolatoria. Non è il caso , sacrifica
qualche altra settimana della tua vita e ritenta, sarai più fortunato.
Sarà che mi è salita la strizza, intanto ho cambiato nuovamente
idea: Ho ancora un po’ di tempo , tanto vale farsi qualche altra domanda.
Nel frattempo c'è chi . chiamato, si alza.
Qualcuno torna a posto
soddisfatto, altri decisamente meno. Sento chiamare il mio cognome. Quando alzo
gli occhi mi accorgo che l’unico assistente attualmente libero è proprio quello
che ha segato il tizio di prima.
Magari ora che ha avuto la sua razione di sangue si è
placato, sara' piu' tollerante ecc.
Col cazzo. Mi fa una sola domanda , ed è proprio l'opposizione di terzo. Mi manda a posto. Quel tizio di prima me l'ha tirata.
Neanche ho avuto il tempo di dire qualche frase di rito del
tipo "Ho un vuoto,un secondo.."
oppure di sciolinare un argomento simile ma che non c'entra nulla, che me ne
devo tornare a posto.
Non vuol sentire ragioni, non ho diritto nemmeno alla seconda
domanda. In effetti era una delle domande papabili , echeccacchio. Segue
l'invito a tornare il mese prossimo. D'altronde avevo saltato troppe cose del
programma.
Vabbè. Esco e me ne torno alla fermata dell’autobus, camminando a
passo lento. Ma la mia giornata non è finita ( e più tardi avrei capito quanto
questo pensiero si sarebbe rivelato esatto ) visto che la strada è bloccata,
sembra a causa di un incidente , gli
autobus sono fermi in attesa che finiscano i rilievi e quindi devo pure farmela
a piedi . Ripensandoci , forse non è male fare due passi.
Tra un po' arriveranno le prime chiamate per sapere come è andata.
Guardo il libretto e gli chiedo di non avercela con me. Dopo una mezz’ora a
piedi , tutto sudato e con un mal di testa assurdo, arrivo alla stazione e
prendo il treno al volo. Ci sarebbe mancato solo il fatto di perderlo per
completare questa giornata. Ovviamente l'aria condizionata non funziona , ma
ora come ora non è che mi interessi tanto. Ho voglia solo di sedermi e provare
a recuperare un po' del sonno perduto.Le persone sedute accanto a me sembrano a
posto, non dovrei risvegliarmi in mutande. Gli chiedo cortesemente di avvisarmi
alla stazione d'arrivo e chiudo gli occhi.
Il mal di testa sta gia' passando, mentre sento il treno che
inizia a muoversi....
< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme.
GUAGLIO'! >
Mi ero proprio addormentato, spero solo di non aver russato. Ringrazio chi mi
ha svegliato , che tra l'altro, se non sbaglio, mi sembra ora la stessa signora
dell'andata.
Che coincidenza, non
l'avevo notata prima, dovevo essere in palla per la stanchezza.
Ho ancora in mano il libro
di testo, credevo di averlo lasciato nello zaino.
Scendo , faccio qualche
passo, perso nei miei pensieri e mi accorgo che c'è qualche cosa che non va.
Sono alla stazione Centrale.
Di nuovo, come stamattina.
Guardo l'orologio , sono le
08 e 12.
Ma che è successo?
Possibile che mi sia sognato tutto ,l'esame ed il resto?
Non ho mai fatto un sogno così vivido , ma la data dei
giornali dell'edicola mi dice il contrario. Mi avvio in stato un po'
confusionale verso l'autobus , mentre mi arriva un sms."In bocca al lupo,sono sicura che andra'
benissimo, fammi sapere. Mamma :)”.
Ok, questo non vuol dire niente.
E’ lo stesso , identico, messaggio che mi invia ad ogni esame.
Solo che ultimamente sembra aver imparato a fare le faccine.
L'autobus arriva dopo qualche minuto , non ricordo se più o meno
di ieri. (ma che dico? non ero qui , ieri) e mentre mi sveglio del tutto inizio
a pensare che devo fare l'esame e non ho tempo per occupare la mia mente con un
sogno. Riprendo a leggere le pagine che mi mancavano , per quanto la
concentrazione sia andata a farsi benedire.
Arrivo in sede e leggo che l'esame iniziera' tra un'oretta. Ho
ancora un po' di tempo.
Entro nell'aula, ci sono gia' altri penitenti come me, intenti a
ripetere. Prendo un posto a caso, nè troppo isolato nè troppo vicino agli
altri, e mi siedo.
Prima di iniziare a ripetere faccio una panoramica di un po' tutti
i volti presenti.
Non dovrei riconoscerne
nessuno , eppure mi sembrano tanto i ragazzi del sogno di poche ore fa. Non mi
ero applicato ad osservare i volti , quindi non posso esserne certo.
Delle due
ragazze accanto a me avevo un vago ricordo di altre parti del corpo , ma posso
dire che i volti mi sembrano familiari. Probabilmente devo averle notate al
corso.
In ogni caso ho ancora un
po' di tempo per ripetere e sapete che vi dico? Quasi quasi io ci credo ai
sogni premonitori e mi studio proprio l'argomento che mi era stato chiesto,
l’opposizione di terzo.
Mentre sto ripetendo, concentrato solo sull’argomento, una persona
mi tocca la spalla destra, facendomi sobbalzare un po’.
Non tanto per il contatto improvviso, quanto per il fatto che E'
quel ragazzo del sogno, e ne sono sicuro. Oltre al viso, aveva la stessa
espressione tesa. E la domanda che mi pone mi toglie ogni residuo dubbio di
essere impazzito.
Resto interdetto per qualche secondo , mi limito a dirgli "Scusa non lo so" e mi alzo per
andare in bagno. Sono un po' scosso, mi tremano le mani. Mi sciacquo la faccia , bagnandomi il
maglione. Torno in aula. Prendo lo zaino
e mi sposto all’ultima fila, imponendomi di non pensare ad altro che al
ripetere.
Dopo l'esame avro' tutto il
tempo per pensare a questo dejavù colossale.
Forse, in qualche modo, ho avuto una seconda opportunità e non ha
senso sprecarla.
Va tutto come da copione, arriva la commissione e
noto , tra gli altri , l'assistente che mi aveva bocciato. Non
frequento il dipartimento, quindi non l'avevo mai visto. E sono sicuro che alle
lezioni cui sono stato presente lui non c’è mai stato.
Ma non posso essermelo inventato dal nulla.
Come da copione l'assistente chiama il ragazzo , lo boccia.
Egli torna al posto , sconsolato
, prende lo zaino , estrae il libro -credo per vedere dove ha sbagliato - e se ne
esce.
Ora tocca a me. Sapete già con chi.
Mi aumenta un po' il
battito cardiaco, ma questo è un effetto legato ad ogni esame.
Non mi ci abituero' mai. Soliti convenevoli, mi fissa silenzioso.
Poi , con aria indifferente, mi dice : > .
Che culo!
Lo avevo letto solo
mezz'ora fa , ma con una attenzione assurda , per quell'argomento la mia mente
era diventata una spugna. La risposta è praticamente perfetta, gli ho detto
anche i numeri degli articoli. Lo vedo che mi guarda ora non piu' con
sufficienza, mi sono guadagnato il suo rispetto. Ha capito che ho studiato. O
meglio, questo è quello che crede. Mi fa' la seconda domanda. Litispendenza. A
questa so rispondere, era tra le piu' ricorrenti e me la cavo abbastanza
bene,"molto bene" , mi fa ,
"passiamo alla sostituzione
processuale" .
Fine della mia fortuna.
Questo proprio non l'avevo capita. Spiaccico due concetti a
memoria , senza nemmeno essere sicuro che siano legati tra loro.
Lui ci rimane un po’ male, evidentemente ha notato il contrasto
tra le risposte precedenti e questa. Mi dice che non va bene , mi spiega quello
che voleva sentirsi dire. Da quel momento in poi l'esame va malissimo, mi torna
il mal di testa e mi sento impreparato su tutto. "Peccato , perchè era iniziato proprio bene. Sono certo che tra un
mese andra' meglio”. Prendo il mio libretto, saluto e me ne torno a posto.
Amareggiato per l'occasione
sprecata, me ne esco un po' incazzato un po' confuso , prima di accettare il
tutto e prenderla con filosofia. Fuori la strada è bloccata, ovvio c'è stato
l'incidente. ( Di nuovo? ) Faccio il percorso a piedi verso la stazione
in stato di totale confusione, non sapendo a chi potrei raccontare una simile storia,
a chi potrebbe credermi, senza farmi subire un tso. Se la raccontassero a me,
non ci crederei, bollando tutto solo come un insieme di dejavù , assurde
coincidenze e poca lucidità dovuta alla stanchezza. Dopo una ventina di minuti
a piedi , tutto sudato e con un mal di testa assurdo, arrivo alla stazione e
prendo ancora una volta il treno al volo.
Ci sarebbe mancato solo il fatto di
perderlo, per completare questa giornata.
Perchè ho detto "ancora una
volta?"
Questa è la prima,oggi. Deve esserlo , altrimenti ho un problema
molto più grosso del dover ripetere l’esame. Entro nella carrozza , mi risiedo
e mi torna improvvisamente l'accentuazione della stanchezza, come se un orso mi
si fosse seduto sulle spalle. Guardo i miei vicini di posto, cerco di
memorizzarne i volti. La signora di stamattina non c’è. Vorrei chiedergli di
avvisarmi quando il treno arriva alla mia destinazione, ma sento gli occhi che
mi si chiudono. Voglio solo dormire, si prendano pure portafogli , cellulare e
lo zaino con quei dannati libri. Pian piano abbasso la testa e mi addormento,
come se mi trovassi sul letto piu' comodo del mondo.
< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme.
GUAGLIO'! >
Ci risiamo. Scendo senza nemmeno ringraziare la signora, che sembra pentita di
essere stata gentile. Mi trovo in una situazione paradossale, sembra di essere
in quel film con Bill Murray e la marmotta , oltre ovviamente a tutti i libri ,
le serie ed i film che si sono successivamente ispirati ad esso. Decido di
continuare a recitare il mio copione senza farmi domande.
Anzi le domande le ho gia':
Devo studiare la sostituzione processuale .
La imparo a memoria. Arrivo
nell'aula , tutto si ripete. La gente che arriva, i primi bocciati, la mia
chiamata. Opposizione del terzo , litispendenza .
Tutto come ieri, anche oggi. guardo
L'assistente fa un sorrisino , chissà cosa stà per chiedermi?
Io , lo so.
Vorrebbe mettermi in
difficolta'. L'imprescindibile opposizione del terzo .
Ne parlo come se fosse l' argomento della mia tesi. Non mi limito
a ripetere le righe lette sul libro, gli piazzo anche la stessa spiegazione che
lui mi aveva fatto la volta scorsa. Uso le sue stesse parole,i suoi stessi
concetti. Lui mi osserva , un po' stupito , mi fa "Complimenti, questa la avevo chiesta bene a tutti e nessuno mi aveva
risposto approfonditamente oggi fino ad ora.Ma lei per caso è venuto in
dipartimento?".
Gli dico di no, mi chiede la sostituzione processuale e me la cavo alla grande.
Mi saluta e dice che potevo sedermi ed
attendere il professore per la seconda parte, visto che preferiva mi valutasse
lui per concedere un voto alto. Non me l’aspettavo, non succede spesso.
Ovviamente con il professore le cose non vanno così bene. La prima
domanda mi spiazza un po' , ma riesco a cavarmela. Sulla seconda faccio scena
muta. "E' strano, il mio assistente
l'ha passato a me con 27... dopo queste sue risposte non posso darle piu' di
22. Che fa accetta?"
"ma si-gli rispondo-al massimo
ci riprovo domani."
"Come,
scusi?"
"No nulla professore, grazie
per il 22."
Vabbè , poteva andare meglio ma va benissimo
anche così. Esco dall'universita', con in mano il mio libretto, ora un po'
piu' pieno. Stavolta non mi rivolge lo sguardo di biasimo. "Oggi" è
una bella giornata, a quest'ora perfino l'incidente è ormai stato sbloccato. L'ambulanza
è andata via e la polizia sta riaprendo la strada proprio ora. Stavolta prendo l'autobus,
mi risparmio la camminata sotto i 30 gradi, ed arrivo al treno.
Ho ancora una ventina di
minuti prima che parta, magari mi siedo a mangiare qualcosa e faccio due
telefonate. Intanto il mal di testa ritorna, prepotentemente. Deve essere il
logico prezzo da pagare per le emozioni degli ultimi giorni.
Prendo il primo panino già pronto che trovo in vetrina. Sembra
qualcosa tipo una cotoletta , con una foglia di insalata sopra come contorno.
Poggio lo zaino sotto la sedia , mi appoggio allo schienale scomodissimo e mordo
senza troppa convinzione il mio pasto. Chiudo gli occhi un istante, provando ad
assaporare non tanto la carne di chissà quale animale, quanto il fatto di aver
passato procedura civile.
Un istante solo. Poi li riapro.
< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme.
GUAGLIO'! >
Non è bastato aver passato l'esame. Forse devo aspirare al voto massimo per
sbloccare il tutto. Mi ripeto le domande del prof, persino gli orientamenti
giurisprudenziali ed il numero esatto delle sentenze di riferimento.
Entro in aula,
sedendomi direttamente all’ultima fila , e ripeto, ripeto la sequenza di parole
che mi renderà libero, ne sono certo. Replico il successo con l'assistente ,
passo dal prof e stavolta rispondo con precisione alle sue due domande. Sto
vivendo il sogno di ogni studente: Andare all'esame sapendo gia' cosa mi sara'
chiesto.
E stavolta il trenta non si fa
attendere. Il libretto mi guarda stupito, probabilmente ci aveva rinunciato anche lui a vivere una simile esperienza.
Spero che sia sufficiente per poter sbloccare lo scorrere del tempo
, perchè inizio francamente a non farcela piu'.
Almeno mi fosse ricapitato di
vivere una giornata di vacanza, possibilmente in piacevole compagnia. uttavia poteva
anche andarmi peggio, tipo ripetere quel giorno in cui ho avuto le coliche.
Esco e l'autobus è gia'
passato. Mi fermo ad aspettare il prossimo , non ho piu' fretta.
Alla fermata
sento due ragazze che parlano tra di loro di quello che era successo qualche
minuto prima , sembra che una persona avesse attraversato distrattamente la
strada, mentre leggeva, e fosse stata buttata sotto. Una volta avevo rischiato
anche io di essere investito per una cosa simile, da allora faccio il triplo
dell’attenzione. Soprattutto con il telefonino. Arriva l'autobus successivo , lo prendo e me
ne vado verso il treno.
Stavolta niente panino dimmerda, tanto vale aspettare e
mangiare a casa. Formulo questo pensiero con un po’ di timore, quasi per
convincermi che ci arriverò davvero.
Ce l'ho fatta , ora me ne
torno al mio bel treno, mi riposo , apro gli occhi e sono a casa. Certo.
Salgo sul mio bel treno,mi riposo, apro gli occhi e
< Giovanotto ? Siamo al capolinea...
giovanotto....
niente, questo dorme.
GUAGLIO'! >
Ancora?quante volte dovro' rivivere questo delirio?
Sono ormai sette volte consecutive che mi sveglio, vado a fare l'esame e prendo
30, poi me ne torno al treno e tutto ricomincia. Uscito dalla
stazione non riesco a cambiare destinazione, le mie gambe prendono il comando e mi portano
all'ateneo. Inizio anche a chiedermi quando e soprattutto SE potrò
rivedere casa.
In compenso la barba non sembra essere cresciuta, non mi lavo da
più di una settimana ma per fortuna nessuno mi evita come la peste. Vorrà dire
che non stò invecchiando? L’immortalità
me la immaginavo un tantino più affascinante del dover affrontare ogni giorno
la stessa identica prova.
Oggi, dicevo, è la nona volta che è "oggi".
Sto aspettando che arrivino i componenti della commissione, mentre
dalla finestra osservo i ragazzi presenti nel cortile. Almeno qualche piccolo
cambiamento posso concedermelo. Ancora una volta mi siedo , stavolta va bene
anche in mezzo agli altri , dove mi ero seduto il giorno uno. Nessuno puo’
disturbarmi, visto che non ho nulla da ripetere.
Anzi disturbatemi pure, faccio
volentieri due chiacchiere. Basta che non parliamo di diritto.
Invece il ragazzo accanto mi
pone la solita domanda, ed io, pur conoscendo ormai la risposta , gli nego il
mio aiuto.
Mors tua vita mea.
Non devo cambiare nulla di
quello che è successo le volte precedenti, altrimenti il voto perfetto va a
farsi benedire.
Non riesco a capire quanto mi accade, ma sono sicuro che sia
legato all'esame.
Non sapendo precisamente cosa possa essere, suppongo almeno di
doverlo superare ogni volta più brillantemente. Forse devo prendere la
lode? Il prof deve nominarmi suo erede? Aritocca a me , mentre il ragazzo
se ne esce dalla stanza tutto triste, cercando sul libro la domanda che gli era
stata fatta, quella a cui non ho risposto. Mi sentirei in colpa, se non sapessi
che non serve a nulla. L’assistente mi richiama. Ormai mi vien quasi voglia di
dargli del tu. Lo guardo l'assistente.
Fa un sorrisino , so che sta per chiedermi per l'ennesima volta della opposizione
di terzo . Vorrebbe mettermi in difficolta'. E' con un po' di delusione non ci
riesce, ormai la conosco a memoria . Ne parlo come se fosse l'unica cosa su cui
mi fossi concentrato del programma.Non mi limito a ripetere le righe lette sul
libro,gli faccio anche la stessa spiegazione che lui mi aveva fatto.Uso le sue
stesse parole,i suoi stessi concetti.Lui mi osserva , un po' stupito , mi fa "Complimenti questa la avevo chiesta a
tutti e oggi nessuno mi aveva risposto, fino ad ora. Ma lei per caso è venuto
in dipartimento?"
Gli dico di no, e mentre
prepara il suo sorrisino per la prossima domanda ho finalmente capito.
Sono stato il primo, oggi.
Gli dico che voglio ritirarmi, che non sono
soddisfatto e preferisco tornare il mese prossimo. Mi guarda stranito,
incoraggiandomi a continuare, visto che non stavo andando per nulla male, anzi.
Non ho tempo, lascio il libretto sulla scrivania (domani sarà di
nuovo nelle mie tasche) e esco dall’aula correndo come fossi un ladro beccato
in flagranza.
Ma è troppo tardi.
Non riesco a vedere la persona caricata sull’ambulanza, c’è calca.
Un uomo, sconvolto, grida "Stava
leggendo, ha attraversato senza guardare!lo giuro!"
Ed a terra , a pochi metri da una vistosa pozza di sangue, un
libro.
Ce l’ho anche io, posso dire quasi di conoscerlo a memoria.
Stupido idiota egoista.
mors tua , vita mea.
Vado a piedi, a passo deciso, verso il mio treno, il mio
sedile. Chiudo gli occhi, stavolta senza paure.
"Giovanotto?siamo al capolinea..."
"Grazie."
Arrivo all'universita'.
Accanto a me il terzo a cui mi sono opposto fino ad ora mi guarda , mi pone il
suo solito quesito . Sarebbe la mia carta vincente, ma è ovvio che non sono io
quello che deve passare l'esame a tutti i costi, oggi.
Gli spiego tutto per filo e per segno, lentamente, usando il mitico verbo
dell'assistente. Finisco appena in tempo prima che quest'ultimo lo chiami , e
vedo che stavolta la chiacchierata va avanti per bel po'. Il ragazzo torna a
posto stavolta senza libretto e con sorriso , che mi regala dicendomi "Oh grazie lo sai che mi ha chiesto proprio quello?".
Sorrido anche io.
Forse ci siamo. Intanto
tocca anche a me. Capito sempre con lui
, solo che adesso non so se sia un bene o un male.
“la capacita' processuale” ,sbotta con il suo tipico sorrisino.
Resto un po' stupito. "Problemi?"
"No, è che non me l'aveva mai chiesto prima d'ora."
"Cosa?"
"no, nulla...dicevo la capacita'
processuale ....."
Alla fine riesco a cavarmela. Nel frattempo il ragazzo è uscito già da un po’.
Speriamo che non abbia l’abitudine
di scrivere sms mentre attraversa la strada, altrimenti domani mi tocca
gettargli il cellulare in cortile.
Arriva anche il mio turno di uscire, col mio bel venti sul libretto , che mi
osserva soddisfatto.
Il traffico è scorrevole , l’ autobus diretto alla stazione arriverà tra
quattro minuti, almeno così dice il display alla fermata. Arrivo in stazione
proprio mentre inizia a salirmi l’ormai familiare mal di testa. Le gambe
tremano, riesco appena a sedermi prima che cedano. Gli altri passeggeri mi guardano un po’
preoccupati. Li tranquillizzo con un mezzo sorriso, voltandomi verso il
finestrino.
E poi arriva l’oblìo.
"Giovanotto?siamo al
capolinea..."
"Giovanotto….”
Il controllore.
L’ho fatto il biglietto?