giovedì 23 febbraio 2012

Romanzo Salsero - seconda parte

per la prima parte:

http://pensieriecassate.blogspot.com/2012/01/romanzo-salsero-parte-1.html

ROMANZO SALSERO - PARTE 2 

LA LEZIONE DI PROVA





Preso da impegni vari , dimenticai presto quella notte e i miei propositi danzerecci. Passò quindi quasi un mese prima che la salsa tornasse all'attenzione della mia mente.Lo fece attraverso un semplice volantino, posato sul parabrezza di una vettura in sosta fuori la pizzetteria vicino casa, dove stavo consumando un veloce,triste e dannoso (per il mio stomaco) pranzo. In realta' lo stesso volantino era gia' presente sul bancone dell'esercizio, solo che la mia mente era troppo impegnata a individuare quale fosse il trancio meno peggio da mangiare,per dargli importanza. Che volete farci, se sei cresciuto con la pizza napoletana poi qualunque altra mangi è sempre un ripiego. In ogni caso, la salsa mi stava chiamando a sè: Una palestra in zona avrebbe iniziato i corsi da lì a pochi giorni, ero ancora in tempo per iniziare e stare al passo con tutti. Il fatto di aver saltato anche solo una lezione e quindi trovarmi "indietro" col programma sarebbe stata una scusa sufficiente per desistere sul nascere. Invece no, di scuse ora non ne avevo. La prima lezione, quella di prova, era pure gratis.E poi ora mi era tornata in mente quella serata estiva in cui avevo deciso di voler imparare a ballare.E lì, nei pressi,era possibile scorgere una chiesa. Lo interpretai come un segno. Dio voleva che io imparassi a ballare? Non so voi, ma io un po' ci credo a queste cose. "Sia fatta la sua volontà", pensai.

Oggi non posso certo dire di essermene pentito,perchè è vero che le sue strade sono infinite,ma è anche vero che devi percorrerle.

Sul volantino c'era scritto qualcosa tipo "Vuoi imparare a ballare la salsa cubana? Vieni dai maestri della scuola nonmiricordoilnome" e c'eran un uomo vestito con una camicia lucida gialla ed i pantaloni neri un po' troppo stretti che stava ballando con una avvenente ragazza, presumibilmente sudamericana, che gli sorrideva. Non sono certo una cavia del marketing, ma decisi di abboccare lo stesso. Al massimo, pensai, sara' un'occasione per conoscere un po' di gente in questa citta' nuova. Ormai son gia' qui da un paio di anni, da qualche parte devo pure iniziare, non è che posso sempre tornare a casa ogni fine settimana dai miei amici.


La prima cosa di cui avevo bisogno era un complice. Non mi andava di presentarmi alla lezione di prova da solo, quindi feci una veloce indagine tra i pochi colleghi che ritenevo potessero essere vagamente interessati,cercando di motivarli con la possibilita' di acchiappare femmine in numero impressionante. A dire la verita' riportavo le classiche voci che giravano, dato che non avevo idea di quante donne ci sarebbero state nei locali, e nemmeno della percentuale disponibile di esse.

Pero' non potevo certo convincere la gente a venire dicendo: "Dai che impariamo a muoverci, così in discoteca non sarò piu' un tronco!"

In ogni caso racimolai solo una promessa di mio cugino, che accettò di accompagnarmi a vedere questa lezione di prova. A sto punto decisi anche io di andar solo a vedere un po' come era l'ambiente , l'atmosfera , il livello delle donne , l'istruttore quanto fosse bravo a spiegare e cercare di farmi una idea se questa cosa potesse andare bene per me.


Arriviamo che gia' è iniziata da qualche minuto, apriamo la porta della sala della palestra e quello che capisco essere l'istruttore dal fatto che ballava al centro ed aveva una bandana (o fascia) in testa ci saluta a voce alta "Ciao ragazzi, forza inseritevi!" vanificando i nostri propositi di entrare in silenzio, piazzarci in un angolino seduti e valutare con calma. Riusciamo gentilmente ad evitare di finire nella mischia, rispondendo che volevam solo guardare. Lui grazie a Dio non insiste troppo, quindi si sediamo su qualche step che si trova lì in un angolo. Tra l'altro, in sottofondo , adesso sento anche la salsa. Ci credete se vi dico che non avevo ancora chiaro che tipo di musica fosse? Cioè avevo una vaga idea in generale,ma se mi fosse capitata per caso girando la frequenza della radio probabilmente non l'avrei riconosciuta. Con mio sommo piacere mi resi conto che non era necessario indossare strane camicie e nemmeno pantaloni stringigonadi, per la lezione bastava una semplice tuta. Anche le scarpe eran quelle da ginnastica , non capisco che cosa mi aspettassi. I primi minuti di lezione si ballava da soli, sul posto , cercando di imparare i passi base.
"non sembrano complicatissimi" pensai, forse posso farcela.
Mio cugino andava un po' di fretta, quindi dopo un quarto d'ora circa salutammo e uscimmo, iniziando a valutare la possibilita', ora non piu' tanto remota, di iscriverci al corso.



Il martedì dopo io, la mia tuta, il mio imbarazzo e le mie adidas eravamo lì. Mancava solo mio cugino, che mi aveva appeso appena un paio di ore prima. Troppo tardi per farmi rinunciare, ormai avevo deciso.



QUI la terza parte

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