lunedì 22 aprile 2013

Il mancato abbordaggio alla fiera del fumetto - parte seconda

" Ma perchè ci mettiamo qui in fila? Che te ne fai di quel poster autografato?"
mi chiede mio cugino, non capendo al volo le mie intenzioni.
"eh no, dai, solo cinque minuti..."
Replico, non so bene perchè senza eplicitare il vero motivo della nostra presenza lì, forse perchè credevo fosse facilmente intuibile , ma forse lui non si era accorto di nulla.
O forse semplicemente andava di fretta.

Comunque riesco a tenere duro, e mi infilo. Nel vero senso della parola, dato che salto alcune persone, per trovarmi casualmente dietro di lei.
"anche te in fila eh?"
"eh già!"
Cacchio mi ha sorriso.
Non era quel sorriso finto che fanno le ragazze (allora non ero tanto in grado di distinguerlo, ma ora posso dirlo) quando devono fare il sorriso anche se stanno pensando "ma questo qui stà di nuovo qui?"
L'amica si discosta un po' , vuole lasciarci parlare. Mio cugino boh , in quel momento era l'ultimo dei miei pensieri. Però devo ammettere che , sebbene passivamente, mi stava reggendo il gioco.

"....."
"........."
Si, dovrei dire qualcosa.
Ri-buttiamola sulla nerdaggine, poi magari il resto vien da sè.
"Oh, ma lì accanto a Claudio - Ehy , Ciao Claudio! mmm , ma mica ha fatto finta di non vedermi? - dicevo, lì accanto c'è Tizio , il disegnatore!"
"eh , beato lui che disegna fumetti..."  aggiunge lei.
"beato Claudio che li scrive!" Replico io.
Ottima mossa, sia perchè non devi mai essere totalmente d'accordo con quello che dicono le donne, durante la fase di corteggiamento in particolare, ma anche perchè così ho evidenziato la mia passione per la scrittura.
"...."
"...."
Dio, che frana che ero ai tempi.
"......."
"...."

Alla fine mio cugino , visto che comunque non si quagliava, mi ricorda che deve andare.
"Eh? Certo, hai ragione!"
Dissimulo il mio rammarico per non esser riuscito ad intavolare una conversazione interessante, o un minimo personale. Avrei potuto chiederle a che scuola andava, "dove se la faceva " , che a Napoli significa "che zona frequenti " , qualunque cosa. Qualunque cosa che poi mi avesse permesso di ritrovarla.
Ed invece:
"allora...ciao!"
ed ovviamente : "E' stato un piacere conoscerti!"
(e lo dovevo specificare , ora tutto a posto)
"Piacere mio... "
"Allora...ci vediamo..."
"Si....ciao!"

E ce ne andiamo.

Direte voi lettori più giovani : ma brutto imbranato fesso , ma perchè non le hai chiesto facebook? O almeno il cellulare, come fanno i vecchi?

E bravi.
Era il '99, i cellulari non si erano ancora diffusi. E quanto a facebook , non era nemmeno nella testa del suo autore. Non era come oggi, che voi avete il cocco "ammunat e buon" , come diciamo sempre giù.
Insomma, che non dovete faticare.
All'epoca, al massimo, potevi chiedere il telefono di casa.
Che poi chiamavi da una cabina pubblica, che da casa tua sorella alzava il telefono per sentire e ti vergognavi, e chiamavi a casa delle ragazze e rispondeva o il padre oppure il fratello scemo che ti sentivi ancora di più in imbarazzo. 
Ah, ma che ne sapete voi?
Comunque diciamo che era solo un po' difficile ottenerlo, ma in generale le ragazze se gli interessavi te lo davano.

In ogni caso, nulla.
da allora ho cercato di non farmene sfuggire più una, nel senso che se mi è capitato di incontrare una ragazza che mi interessava, la prima preoccupazione era quella di procurarmi un suo contatto, senza lasciar fare al destino , a cui non è che freghi poi tanto di farti fare acchiappanza.
Poi a volte è andata bene, altre male, ma almeno non ho pensato "che stupido, e mo' come la ritrovi?"

Già , come l'avrei ritrovata.
A quell'età hai una visione un po' romantica dell'amore, vedi dei film in cui i protagonisti fanno cose idiota per conquistare la ragazza che vogliono e alla fine ci riescono pure, quindi pensi che sia normale.

Dovevo trovarla. Le uniche cose che sapevo erano: Nome di battesimo e negozio dove andava a comprare i fumetti.
Ora, con un po' di imbarazzo, vi dico cosa feci: Passai ben due pomeriggi fuori a questo negozio, con la speranza di incontrarla. Avrò buttato almeno 8 ore della mia vita.
Che poi il secondo giorno pensai qualcosa tipo : "Ma se viene siamo sicuri che la riconosco? " , in fondo l'avevo vista solo pochi minuti.
Magari mi riconosceva lei.
Intanto passavo il tempo pensando a cosa le avrei detto se l'avessi rivista.
qualcosa tipo "ehy che coincidenza!Come stai?"
oppure
"..."


Bah.
Che cazzata.
Almeno il tempo era buono e non ho preso il raffreddore, al massimo il negoziante si sarà un po' stranito nel vedere sto tizio fuori dal negozio. Ricordo che non comprai nemmeno qualche fumetto per ingannare l'attesa, chè se poi mi fossi distratto poi avevo fatto tutto per niente.

Ovviamente non la vidi mai più, vabè.
Nemmeno mi venne in mente di andare all'edizione successiva della mostra, dopo 12 mesi.
Per fortuna non ci avevo pensato così tanto. Però avrei potuto provarci, col senno di poi.
Nel 2000 il cellulare me l'ero fatto.

;-p


































6 commenti:

Davide CervelloBacato ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Davide CervelloBacato ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Davide CervelloBacato ha detto...

Uahhh chissà che duri quei tempi antichi in cui né cellulare né facebook.. Io nel 99 avevo 8 anni, sicché chi ci pensava a queste cose! :P Peccato anche per lo stalking andato male in fumetteria...

Personne (semplicementeBi) ha detto...

Hahahahaha, bel revival, in effetti 'all'epoca' senza cellulare e senza internet era davvero un'impresa..me lo ricordo ancora!!

kermitilrospo ha detto...

la cabina telefonica.... e rispondeva sempre la mamma.... io so!! :D

Erika ha detto...

ahhhh che belli (o no?) i tempi in cui, appena veniva sollevata la cornetta, dovevi dire "buonasera sono Erika c'è ...?" ma i giuovani d'oggi cosa ne possono sapere? solo noi vecchie ciabatte lo possiamo capire ;)