domenica 4 marzo 2012

Dalla Svezia con bullone


C’è un posto in cui, fino a ieri , ho sempre evitato di andare. Sto parlando dell’ Ikea.


Il motivo è presto detto: la mia mente lo associava inevitabilmente a giraviti , dadini , chiodi e martelli. Come se non bastasse , il tutto va sommato alla componente shopping , alla quale son allergico. Mi provoca mal di testa, sbalzi d’umore, dolori mestruali e abbassamento delle gonadi. Capirete con quanto entusiasmo mi sia lasciato trascinare all’interno di questo territorio soggetto alla sovranità svedese, a mo’ di ambasciata,con l’obbiettivo, apparentemente poco complesso, di acquistare un tavolino su cui poggiare un televisore.

Appena entri ti mettono a disposizione una specie di bacheca ,dove puoi prendere delle matite , pezzi di carta su cui appuntare le sigle delle cose che hai preso , per poi ritirarle in magazzino e persino un metro di carta. Eh già , perché all’interno sembra quasi di stare in una sartoria: ogni tanto vedi persone piegarsi, allungarsi e tendere le braccia per verificare la compatibilita’ di un mobiletto con lo spazio nel proprio soggiorno. Ho dovuto prendere anche io un set-base di questo occorrente , ma l’ho utilizzato per tutti altri fini: prendevo appunti di cose che poi avrei potuto scrivere per il blog. E’ stato un modo per non farsi eccessivamente la palla, in un posto che comunque mi offriva la possibilità di schiattarmi ogni venti passi su di un divano diverso. Guardando la fauna del posto, è possibile notare come sia composta principalmente da coppie di età intorno ai 35 anni, con lei , capo di questo mini branco , che impartisce le direttive al suo compagno , obbligandolo ad usare il metro su oggetti che in realtà hanno tutti riportato su di un cartellino le misure , chiedendo di rispondere a domande retoriche (nel senso che la tua risposta non è richiesta) del tipo “credi che questo ci stia bene in salotto?” , a prendere nota delle ordinazioni , a seguirla lungo il percorso obbligato . Eh già , perché ‘sti svedesoni , per farti vedere tutto, hanno concepito il posto come un percorso nel quale devi seguire le frecce di obbligo a terra. Passi per delle librerie piene di libri, scritti in una lingua strana che suppongo sia lo svedese , mi vien suggerito - da una persona che a furia di starmi accanto sta diventando sempre più napoletana - che probabilmente è perché “così non se li fottono”- …. Sinceramente non sarei così ottimista, non credo che la cultura al giorno d’oggi vada tanto a ruba. Sui vari mobili è possibile vedere dei portafotografie in cui persone svedesi sorridono , per ricreare l’atmosfera familiare tipica di una casa. Il successo di questa multinazionale si spiega con il fatto che ormai la gente normale, quella a cui nessuno di nascosto compra casa che nemmeno te ne sei accorto, puo’ permettersi appartamenti sempre più piccoli e tocca quindi far quadrare gli spazi, utilizzando le reminiscenze delle capacità acquisite da piccoli giocando a tetris.

Ad un certo punto del percorso avrei voluto fare una pausa e comprare qualcosa nell’apposita area di ristoro , ma ho desistito perché mi scocciavo di montare il tavolino e le sedie per mangiare comodi. In ogni caso, quando la fine del percorso si avvicina e stai per leggere la mitica scritta “Cassa” , ecco che l’Ikea ti pone l’ultimo ostacolo, in grado di mettere in dubbio tutte le certezze che avevi faticosamente creato: L’area saldi. Un misto di cose a prezzo affare , proprio prima di andar via, che attrae in trappola ogni donna, a mo’ di canto delle sirene. In ogni caso, anche lì ci son dei divani scontati su cui poggiare le tue chiappe nell’attesa di quest’ultimo mini tour.

Comunque all’ikea c’era tutto: divani, poltrone , librerie , bagni , comodini, cuscini , scopettini per il wc. Tutto, tranne il tavolino che cercavamo. Almeno nelle misure ideali che ci servivano. Però , dato che qualcosa c’era, è toccato scegliere tra un tavolino nero e una specie di mobiletto nero\bianco. E’ stato chiesto il mio parere , necessario ma non vincolante, facendomi trovare quindi nella condizione di avere questo dilemma amletico: trovavo il mobiletto più funzionale e carino ,con dei cassetti che sarebbero risultati utili, mentre il tavolino nero sembrava molto ma molto più semplice da montare.Ora , quell'oggetto non avrebbe dovuto entrare a far parte dell'appartamento di casa mia,ma la mia opinione era comunque ritenuta capace di influenzare la decisione finale. E’ una di quelle scelte in cui entrano in gioco l’etica, la morale,la correttezza. Un momento in cui devi prendere la tua scala di valori e utilizzarla.

Ci ho messo meno di un secondo a decidere.



A guardarlo meglio,è davvero un tavolino carino.

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